mercoledì 19 ottobre 2011

Letto per voi: "Questi ragazzi cambieranno il mondo"

Millennials: hanno i genitori per mito 
e non vogliono la rivoluzione
Questi ragazzi cambieranno il mondo


di Chiara Maffioletti

Se è vero che conoscendo una generazione si finisce con il conoscere un po’ anche il futuro, per una volta c’è da star sereni. Un’imponente ricerca fatta da Mtv in 15 diversi Paesi racconta, come abbiamo anticipato oggi sul Corriere, chi sono i Millennials, ovvero i giovani nati dagli anni ’80 (fino al 2000, su per giù). E, leggendola, ho fatto delle scoperte per una volta piacevoli su tutti questi ragazzi ormai abbastanza grandi per sperare di avere uno spazio nella società.
(da Corriere.it)
Per chi di voi è di questa generazione o ha figli che lo sono non sarà forse una sorpresa, ma diventa estremamente interessante capire se i dati emersi dallo studio sono così largamente condivisibili come è stato per il campione — numeroso: si parla di 6500 ragazzi — di intervistati.
Sono la prima generazione globale, 80 milioni di giovani diversi da quelli del passato perché sempre connessi e in relazione tra loro. Ragazzi tecnologici ma che hanno riscoperto dei valori tradizionali.

Alla domanda su cosa desidererebbero di più dicono: un buon lavoro, vivere bene e che i miei fossero fieri di me.

A differenza dei giovani ribelli, loro hanno come mito i genitori e la cosa che più fa piacere è che mettono la collettività prima dei singoli.

Basta rifletterci un istante per realizzare che questo tratto, unito all’utilizzo di internet come codice di appartenenza e abitudine a cui non possono rinunciare (il 41% preferirebbe stare a casa piuttosto che andare in vacanza senza internet. Il 63% sarebbe stressato senza il web per un giorno) spiega la nascita di tutti i movimenti di protesta che stanno attraversando il mondo. I giovani «indignados» che dalla Spagna sono arrivati a Londra, New York, timidamente anche in Italia, passando per la primavera araba, sono movimenti montati nel web, attraverso i social network. Proteste che attecchiscono perché questi giovani, anche se sparsi nel mondo, parlano la stessa lingua, condividono gli stessi valori. Sono dei riformatori, non dei rivoluzionari.

Vogliono un posto nella società ma lo vogliono per un motivo: cambiare le cose. Il 66% si sente protagonista del proprio futuro. Ricercano felicità e successo, ma — ecco il bello — vogliono lavorare per ottenerlo: per 7 su 10 le scorciatoie non sono contemplabili. Hanno obiettivi concreti, come il lavoro. Ma se sentono che i politici, percepiti quasi tutti come corrotti dal potere, sono disposti a darsi da fare per la comunità (e quindi anche per loro), sanno organizzarsi per cambiare le cose.

Jeffrey Sachs, economista della Columbia University crede che quando i Millennials entreranno in politica, riusciranno a cambiare la società ricostruendola non sul consumismo ma sull’umanesimo responsabile. Dopo aver letto la ricerca, francamente, mi sono ritrovata a condividere l’opinione del professore.

Ma voi? Se fate parte di questa generazione (io, per quel che conta, per un pelo ma ne faccio parte — sono del 1983 — e condivido), vi rispecchiate in quello che è emerso? E chi di voi ha figli nati tra gli anni Ottanta e il 2000, guardandoli, davvero crede che con loro il futuro sarà migliore? Che faranno meglio di chi li ha preceduti?

(da "La ventisettesima Ora", Corriere.it di sabato 15 ottobre 2011)

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